Cinque chef in passerella per le nozze gourmet di Donato Episcopo all’Acaya Golf Resort

Un’occasione stratosferica per provare le delizie create da cinque chef davvero degni di nota: cominciamo dal salentino Mimmo Persano (quello che si è caricato sulle spalle non solo la sua parte di piatti, ma anche le foto per questo pezzo, come se non bastasse lo sforzo matrimoniale: grazie, Mimmo, sei fantastico! ❤️ ❤️ ❤️ ), di cui parleremo anche a breve per un’altra cosa; Alfredo De Luca, altro chef salentino in forza al ristorante “Origano” di Cantine Menhir, Minervino di Lecce; salentino anche Simone Cappilli, già Furnirussi e Mora Mora e ora attivo a Maglie;  il resident chef del “Gian Giacomo” dell’Acaya Golf Resort & Spa, Gabriele Castiello; dulcis in fundo Paolo Barrale, chef stellato di “Marennà”, ristorante dell’azienda vinicola Feudi di San Gregorio di Sorbo Serpico, in quel di Avellino. Sbarcato nel Salento proprio per l’occasione: il matrimonio dello chef stellato Donato Episcopo, Stella luminosa (Michelin anche lui, con prestigiosi trascorsi proprio ad Avellino e da Heinz Beck) della ristorazione italiana e mio grande, grande, grande amico. Gli voglio un bene dell’anima per la sua grande semplicità e disponibilità, ed è stato un onore per me curare la sua autobiografia gourmet.

Si è sposato sabato mattina, Donato, con la sua fidanzata storica Silvia Rossetti, presso la chiesa madre di San Nicola Vescovo a Cursi (Lecce). Dopo le foto di rito, i due sposi sono arrivati appunto all’Acaya Resort, dove il team di amici chef era al lavoro dalle sette del mattino per allestire il menu cui tutti – Donato compreso – stavano lavorando da un anno circa, con vari incontri di progettazione e coordinamento in giro per l’Italia.

Apertura di ricevimento non in giardino, come inizialmente stabilito, per le avverse condizioni meteo (non la pioggia prevista, ma un maestrale fortissimo),  e entrée firmate dai vari chef all’opera: ‘mpepata di cozze e frisa con tonno e Yuzukoshō (salsa a base di yuzu e soia) per Paolo Barrale; sushi salentino con capocollo di Martina Franca, fioroni e mandorle tostate al sale Maldon, frisellina d’orzo con polpo alla griglia, schiacciata di patate al prezzemolo e limone, rotolo di trota salmonata marinata agli agrumi, caprino e insalatina di asparagi per Mimmo Persano; mazzancolla, gelatina di pomodoro, limone bruciato e cialda di alghe e cannolo di riso farcito con parmigiana di melanzane, crema di caciocavallo e pomodoro arrosto per Alfredo De Luca; insalatina di sgombro marinata al miso, miglio e cipolla in agrodolce più lecca-lecca di pomodoro e mozzarella di bufala, basilico e barbabietola per Simone Cappilli; il resident chef ha invece optato per alici in panure verde aromatica, sala di peperoni in agrodolce e stracciatella, e poi acquasale al basilico fresco, maialino in carpione, porro e liquirizia. Infine un piatto voluto dallo stesso sposo, ovvero tapas di cipolle rosse di Acquaviva e ceci neri di Zollino e mantecato di merluzzo.

E qui, voi azzarderete, i dolci, no? Naaaaaaaa; solo l’inizio delle ostilità.

Poi , infatti, ci si è messi a tavola: per gli antipasti. Ouverture per Simone Cappilli con fiore di zucca con avocado, burrata di Andria, gazpacho di sedano e datterino, gambero viola di Gallipoli: poi la palla è passata a Mimmo Persano con seppia al profumo di timo, porro, purea di fave, Chardonnay, pomodorino di Torre Guaceto e cialda croccante di pane; cavalcata verso i primi di Gabriele Castiello con maltagliati integrali fatti in casa con pescatrice al finocchietto, concassé di pomodoro al basilico fresco e zeste di limone candito; lancio verso la porta a cinque piedi, anzi mani (Persano, De Luca, Cappilli, Castiello e mise en plat di Donato sposo in persona), per il risotto Carnaroli Riserva San Massimo con pistilli di zafferano, aceto balsamico tradizionale di Modena extravecchio di Giuseppe Giusti e vegetali; assist di Alfredo De Luca con filetto di vitello all’uva fragola, insalatina di stagione, millefoglie di patate; gol di Paolo Barrale  con i dessert, ovvero pane con cioccolato, olio e mandarino. Vini di ogni ordine e grado by L’Astore.

Insomma, un trionfo. Donato era emozionatissimo, racconta infatti Mimmo, e fremeva nel vedere i suoi colleghi al lavoro come un bomber in panchina: quasi quasi avrebbe voluto trovarsi in cucina, con i suoi amici, e non al tavolo nuziale (Silvia, non è vero, i maschi ci capiscono poco di emozioni!). Il tutto è finito alle 19 di sabato, dopo il taglio della torta nuziale by Natale pasticceria e con grande soddisfazione dei 187 invitati (anzi, 186: maledetto lavoro 😭😭😭).

Donato e Silvia, per ora, non andranno in viaggio di nozze perché Donato deve tornare al lavoro (al ristorante stellato “La Corte”dell’Hotel Relais Chateaux Villa Abbazia di Treviso), e perché urgono gli ultimi ritocchi alla casa matrimoniale di Cursi, cosa di cui si sta occupando Silvia.

Ma presto, qualcuno giura, potremmo rivedere Donato all’opera nel Salento  😉

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