Nuovo look per i “Vini del Territorio” Conti Zecca

Con Clemente Zecca alla guida della storica cantina restyling del packaging e una (bella) mappa illustrata dei vigneti

Da (un) millenial a (tanti, tantissimi) millenial: dove il singolare sta per Clemente Zecca, rampollo della storica famiglia di produttori vinicoli di Leverano e il plurale – senza s –  sta per il “forestierismo non adattato”, parola straniera cioè entrata nel gergo comune tale e quale, con cui si indica quella nutritissima categoria di “giovani” che per i numeri che è capace di esprimere esercita un indiscusso appeal verso gli uffici marketing di ogni azienda competitiva che si rispetti. E giustamente, direi.

Conti zecca leros
Clemente Zecca

Ora, al di là delle recenti classificazioni (per il Pew Research Center, il “think thank” statunitense che fornisce informazioni demografiche di tutto il mondo, tali sono “solo” coloro nati tra il 1981 e il 1996)  i millenial rappresentano indiscutibilmente una fetta nutrita e pertanto ambitissima del mercato mondiale, quindi è a loro che bisogna (anche) rivolgere comunicazione e immagine del prodotto.

Volendo per forza sintetizzare la variegata complessità che li caratterizza, i millennial secondo gli esperti sono la cosiddetta generazione delle tre C: e cioè Connected (connessi in rete e a tutto il mondo); Confident (con una grande fiducia in sé stessi e voglia di visibilità); open to Change (aperti al cambiamento). 

Un profilo che dice abbastanza su come rivedere i linguaggi di comunicazione e più in generale l’immagine anche in un settore così tradizionale come quello del vino.  Che, per dirla in termini più semplici, piace sempre di più ai giovani.  I quali farebbero faville per un vino “cool” o più semplicemente la fila per acquistare un ticket di 50 dollari per accedere, ad esempio, al Rose Wine Mansion, come è accaduto a luglio scorso nel cuore della Grande Mela, per “stare con la gente giusta” e  farsi in selfie accanto ad una bella bottiglia di Rosato (e degustarlo, ovviamente, eh!), come ci ha raccontato Filippo Bartolotta, il “sommelier delle star” in occasione del  dibattito organizzato da Asssoenologi e Ais “Il Rosato italiano nel mondo” che si è svolto qualche settimana fa a Lecce.

Se state pensando che siano modalità incomprensibili e poco “ortodosse” di apprezzare la sacralità del vino, potrei forse darvi anche ragione, ma rischieremmo insieme di sembrare dei Matusalemme. E di non saper leggere le dinamiche di costume di questa nostra epoca.

Celemente Zecca con il direttore commerciale Valentino Caputo

Chi non si fa avvinghiare da certi pensieri retrò, ovviamente, dimostra di essere più propenso alle sfide contemporanee che impongono, appunto, una revisione delle modalità con cui si parla di sé e di ciò che si produce al mondo interno. 

Clemente Zecca, da pochi mesi alla guida dell’azienda di famiglia, ha messo a segno il suo primo obiettivo, quello di riformulare l’immagine dei vini dell’antica cantina di Leverano.

Parliamo dell’azienda agricola che nasce nel 1580 per mano di Francesco Antonio Zecca, imprenditore agricolo di origini napoletane, che nel giro di tre secoli “per il ruolo propulsivo svolto nello sviluppo del territorio” vede la famiglia Zecca ricevere il titolo comitale da papa Leone XIII: era il giugno 1884 quando Giuseppe Zecca diviene conte, titolo nobiliare che poi nel 1927  venne riconosciuto anche dal Regno d’Italia. Nel frattempo l’azienda, con Alcibiade Zecca, aveva sperimentato i primi metodi di imbottigliamento e di lì a poco, avrebbe ammodernato la cantina, dotandola dei macchinari necessari alla gestione in proprio dell’intero ciclo produttivo. Nasce la prima etichetta di vino Conti Zecca: Donna Marzia. Dopo il passaggio generazionale della direzione ai fratelli Alcibiade, Francesco, Luciano e Mario, oggi il testimone passa al “millenial” Clemente, che affianca il padre e gli zii.

Primo passo, dunque, il restyling del packaging dei “Vini del Territorio”: Liranu, Rifugio, Venus, Calavento e Mendola.  Il rinnovamento grafico (progetto realizzato dall’agenzia CaroselloLab di Milano)- spiegano dall’azienda – si è ispirato alla cura della cantina per il dettaglio, il suo rispetto delle tradizioni pur facendo scelte innovative.  Questo ha portato alla luce una linea di bottiglie moderne ed al tempo stesso timeless. L’obiettivo principale era raccontare il particolare territorio di provenienza di ogni vino, per conquistare contemporaneamente sia un pubblico esperto che uno più giovane”.

Un restyling, dunque, che non trascura affatto, anzi valorizza, la qualità e le buone pratiche in vigna – lavoro di precisione e di agricoltura sostenibile realizzato in campagna, su cui si è avviato anche un processo di conversione biologica riguardante alcuni ettari –  affidandosi anche  alla  bella e colorata mappa, realizzata dall’illustratrice Alessandra De Cristofaro, che vanta collaborazioni con Vanity Fair e il New York Times; con il supporto grafico di Andrea Episcopo dell’agenzia salentina Rumorsweb.

La mappa – come spiegano dall’azienda – “rende più accessibile l’approccio al vino e rappresenta un nuovo modo di comunicarlo, sottolineando il lavoro di zonazione della cantina”.  In essa sono riportate le zone delle tenute – un totale di 320 ettari – con l’indicazione dei vigneti da cui nascono i cru: l’essenza insomma del territorio salentino, che è la forza dei vini Conti Zecca.

Per comunicare le novità aziendali, qualche sera fa è stata organizzata una festa nella dimora storica di Torre del Parco a Lecce, con musica (quella selezionale dal mitico e quindi evergreen Maurizio Macrì) e il buon cibo abbinato ai nuovi vini.

Per l’occasione è stato presentato in anteprima il nuovo nato in casa Zecca: il Moscato Agapò, un’altra “sfida bianchista” dell’azienda a riprova che oltre i rossi le cantine pugliesi possono eccellere anche nella produzione di vini bianchi. E, aggiungiamo noi, anche nella comunicazione.

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