“Stone painting”, storia di un incontro per nulla casuale tra foto d’autore e pietra leccese

Chissà da quanti secoli la grotta sotto quel palazzo pregustava l’incontro con quelle foto.

Perché sì, sono sempre stata fatalista, ma ora – da quando studio Astrologia, quella seria – sono ancor più convinta del fatto che le cose importanti della vita siano già scritte, da qualche parte in fondo al cielo. Forse sì, possiamo anche decidere il colore della camicetta da indossare, nel bailamme delle nostre vite terrene, ma ciò che poi scandisce le fasi più importanti dell’esistenza di ognuno di noi, almeno quanto a risultati, è già stabilito dalla notte dei tempi, secondo me. Noi possiamo poi anche metterci del nostro, ma se le stelle non vogliono…. hai voglia a sbattere.

Luana, per esempio, lo ha capito subito, avendo studiato la sapienza degli astri in uno dei corsi che noi del Cida, Centro Italiano Discipline Astrologiche di Lecce (www.cida.net), facciamo per coloro che sono curiosi di capire se gli astrologi siano mitomani, pazzi e visionari, oppure per chi vuole comprendere il senso profondo della vita, o ancora, per gli esauriti (in senso buono) che vogliono ritrovare quel famoso bandolo della matassa esistenziale spesso perduto tra le mille incombenze della follia quotidiana che detta i nostri tempi di umani del terzo millennio.

Roberto, fotografo con l’occhio d’artista, forse non lo avrà compreso del tutto da subito, ma gli uomini, si sa, sono meno “esistenzialisti” di noi donne: badano al pratico della vita e buonanotte. Noi ragazze, invece – sì, ragazze: avete dubbi? – siamo quelle che si fanno i film sul perché e sul percome, e quindi ecco qui un bel corso di Astrologia. Anche se poi, a ben vedere, neanche questo è del tutto vero, perché negli ultimi anni abbiamo avuto nei nostri corsi Cida tanti maschietti pronti a imparare l’arte sacra delle stelle: psicologi e dintorni (vedi Jung), studiosi di chimica, biologi (il nostro presidente nazionale Cida Dante Valente, per esempio, ha diretto per 35 anni un laboratorio per il dosaggio di ormoni e droghe nei liquidi biologici e nei capelli all’Ospedale Maggiore di Milano-Niguarda) e sì, anche medici.

Vi meraviglia? Non deve.

Ippocrate, autore del giuramento che prestano tutti i dottori prima di cominciare ad esercitare, era in fondo un astrologo, con la sua teoria degli umori. E dopo di lui tutti gli scienziati dell’antichità non hanno potuto esimersi dallo studio della melothesia zodiacale e di tutto il resto, pena l’essere considerati degli ignorantoni indegni anche solo di pensare ad un caduceo.  Non ci credete? Documentatevi. Poi, ne sono certa, comincerete a guardare l’Astrologia con occhi diversi. E magari mi chiederete di fare un corso 😀 😀 😀

Ma torniamo alle foto (quando comincio a parlare delle stelle, e di chi pensa che sia tutta fuffa, sbarello). Insomma, un appuntamento scritto a caratteri cubitali tra i recessi del cosmo, sin dalla notte dei tempi, quello tra quella sorta di cantina e le foto di Roberto Tondi. Eppure, come sempre, le cose più scritte di tutte “passano” sotto sembianze di avvenimenti casuali, fortuiti, che debbono la loro ragion d’essere ai disegni imperscrutabili del Caso (ma quando mai?).

Quel giorno del 2012 (eh già), scesi in quella “grotta” sotto il loro studio fotografico di via Orsini del Balzo 42 a Lecce, Roberto Tondi, fotografo leccese con la passione per i viaggi, e la sua compagna Luana Delos – la “mia” Luana, mia in senso astrologico – si erano accorti infatti con iniziale orrore che un anno di permanenza in quegli inferi domestici aveva del tutto cambiato i connotati alle splendide foto scattate durante tanti giri intorno al mondo. Tra la grande umidità dell’ “antro” (ad avercelo uno così, in casa, per quando fuori ci sono 40°), l’aria e, soprattutto, l’effetto corrosivo della pietra leccese (che sì, è friabile, ma non per questo inoffensiva), le foto erano diventate decisamente qualcos’altro. L’iniziale sgomento, però – dopo un rapido esame delle opere “modificate” – aveva lasciato spazio ad una certa, compiaciuta sorpresa: perché le foto “disegnate” dalla pietra leccese non erano poi così male.

Anzi, non lo sono per nulla. Tant’è che nei giorni scorsi, dopo peraltro essere state apprezzate in altri contesti, quelle opere sono state tra i protagonisti di “Art Shopping – Salon International d’Art Contemporain”, tenutosi dal 25 maggio al 27 maggio  al Carrousel du Louvre a Parigi,  incastonate in una mini-rassegna dal titolo “Stone Painting”, e presentate a Parigi dalla Galleria d’arte leccese GERMINAZIONI IVª, presieduta da Mirella Coricciati (www.germinazioniarte.com).

Piccola parentesi biografica. Nato a Zollino nel 1964 e formatosi grazie al biennio professionalizzante di Fotografia e Restauro gestito dell’ En.A.I.P. di Nardò, Roberto Tondi ha studiato Storia della fotografia e Storia dell’ arte nella seconda metà degli anni ’80, specializzandosi in reportage e concentrando la propria attività artistica sulla ricerca di nuovi linguaggi visivi, passione che lo ha portato a realizzare reportage tra New York, Gerusalemme, Amsterdam, Londra, Tokyo. Tra le personali più rappresentative troviamo “People”. La storia della fotografia e dei grandi fotografi ha influenzato tutta la sua attività artistica, che ha trovato ispirazione in particolare in Cartier-Bresson, Klein, Capa, Herwit, Scianna, De Chirico, Boccioni. La sua passione sono infatti i ritratti nei loro aspetti più vari e il racconto dei luoghi in uno scatto, nel tentativo di coglierne i tratti più caratteristici e cercando di rappresentarne l’essenza attraverso i volti, le persone, le situazioni, al fine di raccontarne la storia.

E adesso un nuovo capitolo: quello di “Stone painting”, appunto, incontro nient’affatto casuale tra gli atomi della pietra leccese e quelli di aria, acqua e luce della “caverna” in cui, a dieci metri di profondità, si è prodotto il miracoloso effetto. Le foto sono state peraltro sottoposte a un’expertise congiunta di Rosanna Lerede e Angela Caputo, rispettivamente docente di Restauro presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce ed esperta in Grafica delle immagini, con indirizzo Fotografia dei Beni culturali, presso l’Isia di Urbino; le suddette esperte hanno confermato come le foto in questione siano esclusivamente frutto di un fenomeno naturale, non di manipolazione: “ … sicuramente un dato oggettivo è che questo ambiente “cava” sia in grado di innescare e creare questo processo sulle fotografie, creando una trasformazione unica e irreversibile all’ interno esclusivo di questo luogo specifico. Luogo avvolto da aria e acqua (vapore acqueo) incastonato in questa tipologia di pietra che ha invisibilmente interagito con le fotografie”.

“Scatti d’Autore, dove i contrasti si dileguano nel tempo dell’attesa, nella dimensione di uno spazio proprio, quello dell’artista e della cava di pietra. E’ lì che le foto dialogano con la pietra e questa dipinge su di esse, “Stone Painting”, in un profondo incontro sotterraneo. Ma è il tempo che dirige l’orchestra e che sceglie i colori, unisce l’aria e l’acqua con i minerali della pietra e concede la trasformazione”.

E, aggiungo io, la forza irresistibile di ciò che è destino che sia. Io, dal canto mio, scendendo l’altro giorno in quella “grotta” ho trovato a “stagionare”  – perché ormai il processo foto-pietra leccese è ben governato e anzi incentivato da Roberto e Luana – due, dico due immagini del mio adorato San Michele nella mia adorata e mai troppo visitata grotta di Monte Sant’Angelo. Coincidenza significativa personalissima, per quanto mi riguarda, e chiusura del cerchio apertosi con l’inizio del mio rapporto con Roberto e Luana. Sara’ un caso? NON CREDO!!!!!!!!!! 😊

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