Cina, la potenza del sorriso e della gentilezza. Rita Jia a Cantina Moros

A Guagnano regno del Negroamaro la Cina di Interfood-Interwine incontra i produttori del gusto made in Salento

La potenza del sorriso. Ecco, questa frase è il mio personalissimo riassunto dello speciale “a tu per tu” che ho avuto l’onore di vivere qualche giorno fa con una delle donne più potenti della Cina. Non è affatto un’esagerazione, è proprio così: Rita Jia, presidente di Interwine, rappresentante delle Camere di Commercio di Guandong e Sichuan, opinione maker, influencer (vera però, con migliaia di importatori che pendono letteralmente dalle sue labbra) che nelle sue apparizioni pubbliche – raccontano i bene informati – ha al seguito almeno una decina di televisioni pronte a carpire dichiarazioni e opinioni. Argomento? Il vino.

Interwine, che si tiene a Guangzhou nel Guandong, infatti, è una delle manifestazioni più prestigiose dedicate al vino, riferimento per tutta l’Asia, l’unica a cui il governo cinese ha concesso l’uso nel suo nome della parola “China” (Interwine China), l’unica ad essere stata autorizzata dal Ministro del commercio cinese, che ora apre le porte al food, al buon cibo proveniente da ogni angolo del globo.

Eh si, i cinesi stanno vivendo un vero e proprio cambiamento epocale nei costumi, per loro è cool qualunque cosa provenga dall’Occidente e avendo oggi a differenza di un tempo una maggiore capacità di spesa, comprano tutto ciò che rappresenta un bene di lusso. Il vino e il cibo, per esempio. Possibilmente italiani.  Ecco spiegato, dunque, il nuovo “padiglione” che sarà inaugurato a novembre prossimo in occasione della 21esima edizione di Interwine che si chiamerà Interfood Asia e il roadshow in giro per l’Italia di Rita Jia per conoscere aziende, prodotti tipici, curiosità, cose buone da portare in Cina.

Una tappa di questo Gran Tour gastronomico è stata la #Puglia, anzi il #Salento precisamente Guagnano, regno del Negroamaro (che tanto piace ai cinesi) nell’incantevole Cantina Moros di Claudio Quarta Vignaiolo.

Il piccolo gioiello di casa Quarta (la più piccola delle cantine Claudio Quarta) dove si produce dal piccolissimo vigneto annesso un solo vino e in piccolissime quantità (un notevole Salice Salentino Dop Riserva che sia chiama come la cantina, Moros) per un giorno si è trasformato in una minuscola “fiera” del buon gusto pugliese: Capocollo di Martina Franca, salsa di pomodori, olio extra vergine d’oliva, marmellate, sottoli, tonno all’olio d’oliva, paté, pasta, biscotti e tanto tanto altro.

E lei, Rita Jia, ha dispensato sorrisi e parole per tutti, ha rivolto domande, ha dato suggerimenti, ha assaggiato, ha scattato foto e si è fatta fotografare con tutti (anche con meeeeee! 😊 cioè me lo ha proprio chiesto lei eh 😊 e mi ha anche invitato in Cina!!!! 🇨🇳Ma, come leggerete più avanti, devo prima risolvere un problemino con le bacchette 🥢🥢🥢)

Insomma, una semplicità e una gentilezza che non siamo abituati a ritrovare spesso, quando si tratta di personalità di un certo peso. Tradotto: non se la tirava per niente!!!!  Di più: sembrava quasi fosse lei grata e riconoscente verso tutti i presenti, per la generosità della partecipazione. Chapeau!

L’incontro è stata l’occasione per raccontare ai produttori dell’agroalimentare presenti le caratteristiche di un mercato in espansione e dal potenziale, incredibile, di 500 milioni di consumatori all’anno! Cifre da far girare la testa e far venire l’acquolina in bocca – questa volta, si – ai produttori del gusto made in Salento.  Un’opportunita unica, in ottica di internazionalizzazione.

Nervi saldi, però e tenere a mente ciò che è stato spiegato:

1)I cinesi son molto scaramantici, per cui:

Assolutamente da bandire il packaging in bianco, colore che in Cina è associato alla morte e al lutto.

Via libera invece al rosso, che scaccia il maligno e le energie negative, e al dorato che è ben augurale e simbolo di ricchezza e prosperità.

Occhio ai numeri: se il vostro prodotto ha una cifra nel logo, accertatevi che non abbia un significato nefasto, non vendereste neanche una confezione.

2)I cinesi amano condividere, non siate solitari e non rifiutate MAI:

un invito a cena (anche se il fuso vi ha stramazzati, se siete in Cina per affari NON declinate un invito a cena, ne andrà dell’ordine…)

qualsiasi cibo vi venga offerto: sappiate che qualsiasi significa proprio qualsiasi, potrebbe essere anche carne di serpente. Ma che fate, mandate in fumo un affare possibile per un bocconcino che potrebbe essere addirittura gustoso? 😬

un altro calice di vino. Quandanche fosse il cinquantesimo o giù di lì (il trucco? fare piccoli, minuscoli, infinitesimali, sorsi…)

In generale dal quel che ho capito la gentilezza è esercitata dai cinesi e anche molto apprezzata: loro sorridono sempre, è un invito a farlo anche noi. Occhio dunque anche ai bigliettini da visita: vi sarà porto con due mani, perché considerato una cosa preziosa, prestate attenzione 😉

Infine, se c’è una cosa che proprio NON dovete fare a tavola è giocare con le bacchettine di legno, ticchettare a mo’ di batteria, gesticolare facendole volteggiare in aria né, non riuscendo a utilizzarle correttamente, vi passi per la testa di usarle per arpionare un boccone o infilzarlo, come il buon senso pratico italico suggerirebbe. Giammai.

E, quindi, per quanto mi riguarda urgono ripetizioni di bacchette a tavola, perché con la mente sono già in Cina J

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